Mio zio Egidio l’ho conosciuto quando avevo 15 anni e sono andato a trovarlo a Cremona dove abitava. Le nostre due famiglie erano in disaccordo per piccole questioni di divisione ereditaria ed ho dovuto chiedere il consenso dei miei genitori. Mi sono quindi recato a Cremona con mio cugino Mario con una bicicletta da donna.
Lo zio è stato per me una grande sorpresa: non era un uomo comune e sapeva incantare gli ascoltatori con i suoi racconti di gioventù; raccontava il tutto con grande gioia e con grande emozione quasi si trattasse di avvenimenti ammantati di mistero e di religioso fascino. Come divenivano lucidi ed umidi i suoi occhi in quei momenti!
– A 15 anni era fuggito da casa e si era arruolato nella Regia Marina sulla nave “Calabria” al comando del capitano Millo, già celebre a quei tempi per aver attraversato di notte durante la guerra italoturca lo stretto dei Dardanelli, che era dominio della Turchia, evitando di andare a cozzare in una delle numerose mine disseminate dai nemici in quel tratto di mare.
L’avvenimento eccezionale e coraggioso venne riportato da tutta la stampa, anche straniera , arrecando grande meraviglia e stima alla Marina italiana.
Mio zio ne andava fiero!
Bel primo piano di VincenzoMa egli aveva in serbo altri avvenimenti, vissuti a bordo della regia nave “Calabria”, da raccontare sempre con grande emozione e con gli occhi lucidi.
– In estremo oriente, nelle vicinanze di Vladivostok, aveva assistito all’attacco giapponese nei confronti della flotta russa, attacco proditorio ripetuto poi dai giapponesi nel 1941 a Pearl Harbor (isole Hawaii) contro la flotta degli USA.
– Raccontava, ancora, di essere passato tra le capanne di paglia di un villaggio indigeno di Papeete, porto commerciale nell’isola polinesiana di Tahiti, senza che nessuno lo rimproverasse nonostante egli, in piena notte, facesse un gran rumore e cantasse a squarciagola in preda ai fumi dell’abbondante alcool ingerito.
– Egli era assolutamente antifascista e nei noti giardini pubblici di Cremona leggeva e traduceva in italiano quanto scrivevano nel 1940 i giornali francesi circa l’andamento della guerra, andamento che era del tutto diverso da quello che riportavano i giornali italiani. Naturalmente traduceva a intuito non conoscendo la lingua francese; egli, però, era sempre attorniato da un gruppo di persone desiderose di conoscere la situazione sulle operazioni belliche in Libia ed in Egitto.
Il fatto non piacque ai fascisti cremonesi, che portarono in federazione il ribelle Egidio Chiesa, gli fecero bere un gran boccale di olio di ricino e poi lo bastonarono ben bene.
Lo zio si rifugiò così nel paese di Serle, in provincia di Brescia.
Quando io gli chiesi se avesse mai e dove incontrato i selvaggi nella sua avventurosa vita, egli mi rispose prontamente:”Sì, a Cremona” riferendosi evidentemente alla bastonatura subita dai fascisti concittadini.
– Raccontava ancora dell’avventurosa navigazione intorno al capo Horn nell’estremo sud dell’America meridionale, in mezzo alle correnti marine che colà si incontrano provenienti dal Mare Antartico e dall’Oceano Indiano, correnti che rendono estremamente difficile e pericolosa la navigazione in quel tratto di mare.
Narrava, estasiato, il meraviglioso scenario apparso ai suoi occhi e quasi piangeva al ricordo, ripetendo a memoria le parole lasciate in un diario da un marinaio che poeticamente aveva descritto le magnifiche visioni dei luoghi, le difficoltà e la pericolosità della circumnavigazione del Capo Horn.
Lo zio Egidio mi è rimasto impresso indelebilmente nella memoria per tutte le cose che mi ha raccontato e che qui non posso ripetere per carenza di spazio e di tempo.
Carissimo zio Egidio, resterai nella mia memoria finché vivrò e ricorderò per sempre quanto mi hai raccontato della tua meravigliosa vita intrisa di avventure, anche il particolare curioso di quando hai scommesso con altri marinai che, per un fiasco di vino, avresti fatto fermare la nave in pieno oceano.
Pralboino, 30 agosto 2004
Enzo Chiesa
Enzo Chiesa