La legge 6/2004 ha introdotto una vera e propria rivoluzione nel mondo della protezione giuridica delle persone maggiorenni, rivoluzione che si può cogliere fin dall’art. 1 dove si afferma che la legge ha la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente e si può cogliere ancora nell’art. 2 che modifica il titolo del capitolo del codice civile ora dedicato alle misure di protezione giuridica delle persone prive in tutto o in parte di autonomia (precedentemente era denominata “tutela delle persone incapaci”).
L’ordinamento pone oggi al centro dell’attenzione la persona con le sue difficoltà, le sue debolezze e le sue fragilità, valorizzando le sue autonomie, piccole o grandi che siano, e in tale prospettiva ritocca l’istituto dell’interdizione consentendo ove opportuno all’interdetto di mantenere autonomia negli ambiti in cui ne ha capacità.
Il principio al quale sembra essersi ispirato il nostro legislatore è quello secondo il quale, per proteggere una persona in difficoltà, non le si deve necessariamente togliere la capacità di agire, ma – là dove possibile – le si deve dare invece una misura di tutela, e cioè il sostegno di un amministratore.
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