Vincenzo Chiesa: storiella araba

Vincenzo Chiesa racconta a modo suo una storiella significativa ascoltata durante gli anni della sua carriera scolastica

Un giorno, un poverissimo ed affamato pastore arabo sedette sul marciapiede della strada davanti al forno di un rosticciere.
Egli trasse di tasca una grossa fetta di pane e la tenne per un po’ di tempo esposta al fumo profumato di carne che usciva dalla rosticceria. In questo modo il pane, ricevendo il fumo dell’arrosto, sarebbe divenuto molto più gustoso ed il pastore lo avrebbe mangiato lentamente assaporandolo il più a lungo possibile.
Quando il padrone della rosticceria si accorse di quanto avveniva, chiamò il pastore e gli chiese in malo modo di pagare una moneta in cambio.
Il pastore non aderì alla richiesta in quanto il fumo e, con esso il profumo della carne se ne andavano verso l’alto e l’aria –sostenne caparbiamente l’uomo- non era affatto una proprietà del rosticciere. A nulla valsero le ragioni dell’uno e dell’altro, per cui si decise di ricorrere al tribunale per dirimere la controversia.
Il giudice ascoltò le ragioni del pastore che affermava di non aver preso nulla e, pertanto, riteneva di non dover pagare alcunché.
Il rosticciere, invece, sosteneva che il profumo della sua carne era stato assaporato e quindi doveva essere risarcito.
Terminate le esposizioni dei due contendenti, il giudice si fece consegnare dal pastore una moneta d’argento e, avutala tra le mani, la batté sul marmo del suo tavolo in modo che si udisse bene il suono del prezioso metallo.
Infine emise la sentenza: “Andate via tutti due; tu, pastore, hai fiutato il fumo del suo arrosto e tu, rosticciere, hai udito il tintinnio della sua moneta. Ritenetevi, quindi, tutti e due soddisfatti.”

Pralboino, 3 ottobre 2006

Vincenzo Chiesa

Pubblicato in I nonni raccontano.