Vincenzo Chiesa: la rivoluzione francese (parte 1)

La Rivoluzione Francese costituisce un avvenimento eccezionale non solo per il popolo francese ma anche per tanti altri popoli che, sull’ esempio di quello, hanno rimodellato le loro condizioni di vita sociale adeguandole a quelle imposte in Francia dalla sua rivoluzione. Altri avvenimenti eccezionali per il mondo intero sono stati l’avvento del cristianesimo predicato dall’ebreo Gesù Cristo e del comunismo predicato dal russo Vladimiro Lenin.

Il cristianesimo era basato su una predicazione di amore e di giustizia per i singoli cristiani e per il bene della comunità cristiana. Il comunismo fu noto per le sue concezioni di giustizia sociale con la costruzione di un uomo nuovo avulso dall’egoismo, ma dedito al raggiungimento del benessere collettivo della società in cui vive.

Mi rincresce doverlo dire ma ne’ il cristianesimo, ne’ il comunismo hanno ancora prodotto l’uomo nuovo da loro auspicato per il bene di tutta la comunità. Infatti fino ad ora l’egoismo dell’uomo è trionfante nel mondo intero come descritto dallo studioso economista inglese “Adam Smith” il quale ha affermato nel suo libro ”La ricchezza delle nazioni” che solo l’egoismo umano produce ricchezza e benessere per tutti. Secondo Smith l’uomo evoluto è raziocinante, lavora e produce ricchezza per se stesso, avvia nuovi prodotti e ingrandisce aziende dando lavoro e benessere alla sua nazione.

Si pensi a uomini come il senatore Agnelli, a Mister Ford a Rockefeller ed altri che, già ricchi per nascita, costruirono stabilimenti per la produzione di automobili dando così lavoro a migliaia di disoccupati e producendo nuovi servizi e merci. Se tutti hanno lavoro e guadagno la nazione intera ne fruisce il beneficio e viceversa: tale è il pensiero dello Smith. Questo pensiero si completa con il lasciare libero l’uomo di fare e produrre senza intralci quindi con la massima libertà di agire per la ricerca del benessere suo che diviene benessere collettivo.

Tornando alla rivoluzione francese, anch’essa causata dall’egoismo umano e dal desiderio di godere una vita migliore da qualsiasi angolo la si consideri, vorrei elencare qui di seguito quello che ricordo dai miei studi scolastici di oltre 70 anni or sono, e nel contempo chiedo venia ai miei pochi lettori per le eventuali dimenticanze o omissioni.

Io ricordo che gli storici hanno individuato le seguenti cause:

1) grande estrema miseria del popolo francese che spesso non aveva di che vivere per poter lavorare come impostogli dalle necessità quotidiane;

2) grande ricchezza superflua dei nobili e del re di Francia, Luigi XVI;

3) grande ingiustizia sociale con suddivisione della popolazione in classi a seconda della ricchezza, fatto questo che elevava i ricchi e deprimeva i poveri ridotti praticamente in schiavitù. Primo fra tutti era il re, poi venivano i nobili e l’ultima classe era quella del popolo basso contadino e lavoratore che formava l’unica classe lavorativa produttrice di ricchezza. Vi era poi anche la classe dell’alto clero e quella del basso clero, proveniente, quest’ultimo, generalmente dal contado molto religioso al quale il basso clero si affiancava idealmente. L’alto clero godeva di prebende e possedeva terre;

4) inesistenza di vera giustizia: le leggi che governavano il paese erano insignificanti e tutto dipendeva dalla volontà del re; giustizia quindi mutevole a seconda dei casi e amministrata solamente da uomini di cultura (nobili che godevano di cospicui emolumenti e che mai contraddicevano il volere del re;

5) in definitiva grande ingiustizia anche sociale, mal sopportata dal povero popolo che ambiva ad un cambiamento radicale del vigente ordinamento nazionale considerato, a ragione, sommamente ingiusto e degno di essere abbattuto. Il cambiamento era anche preconizzato ed auspicato da illuminati letterati e scrittori di talento francesi il cui nome è ancora scritto a grandi lettere nella storia della letteratura. Essi sono stati principalmente Rousseau e Montesquieu i quali prevedevano un rivolgimento popolare contro la situazione in Francia. La rivoluzione avvenne esattamente il 14 luglio dell’anno 1789. Il popolo, armato, assalì la prigione chiamata la “Bastiglia” dove erano rinchiusi i prigionieri politici. Il popolo ebbe ragione delle guardie del re e liberò i prigionieri politici rinchiusi in carcere, poi si reco’ alle Tuileries cioè alla sfarzosa reggia dove, sopraffatte le guardie, venne arrestato il re, la sua famiglia ed i nobili che vi soggiornavano.

I nobili stabilitisi nella reggia erano parecchi e per questo motivo il re temeva sia un rivolgimento popolare (soleva affermare ”dopo di me il diluvio”!) sia una rivolta dei nobili di Francia. Temeva i nobili che erano potenti e ricchi possidenti di vaste terre, con eserciti numerosi e bene armati, talché non sarebbe stato difficile per essi d liberarsi del sovrano. Nobili cioè che, uniti, avrebbero potuto detronizzare lo stesso re; e proprio per tale timore il re aveva ordinato che tutti i nobili di Francia con le loro famiglie venissero a vivere alla reggia formando la sua corte. Il re, così facendo, intendeva rendersi amici i nobili e, avendoli ospiti alla sua corte, controllarli meglio.

La notizia della rivoluzione parigina si sparse in un baleno per tutta la nazione francese e tutta la Francia popolare si rivoltò al motto di “ libertà, uguaglianza e fraternità”.

Il re fu costretto ad istituire un parlamento denominato “assemblea legislativa,” in cui tutte le classi sociali avevano i loro rappresentanti eletti liberamente: le diverse classi sociali erano così rappresentate nel parlamento ed in tal modo esprimevano le loro richieste. Naturalmente nel parlamento si evidenziarono personaggi di valore come l’avvocato Massimiliano Robespierre. Egli fu l’iniziatore del periodo del “Terrore”, un’età in cui i nobili, per il solo fatto di essere ricchi, venivano condannati alla ghigliottina. Le decapitazioni avvenivano a Parigi in piazza della Concordia alla presenza di numeroso pubblico che esultava e applaudiva ad ogni mozzar di testa. Anche il re di Francia venne decapitato: egli, salendo sul patibolo, si rivolse al pubblico e disse: ”Prego Iddio che il mio sangue non ricada sulla Francia”.

Le decapitazioni continuarono e anche Robespierre e Danton, capi rivoluzionari, vennero uccisi in quanto la loro linea di condotta non collimava con la linea generale del consenso parlamentare dove gli estremisti, come sempre accade, imponevano il loro volere. Si formarono anche all’interno del parlamento, gruppi simili agli attuali partiti quali i “giacobini” di estrema sinistra che patrocinavano l’abolizione della proprietà privata ma anche i “girondini”che erano i moderati nell’ambito rivoluzionario; vi erano pure i ”sans culottes” provenienti dai più bassi ceti del popolo e i più accesi estremisti.
Nel frattempo le altre nazioni, apprendendo quanto accaduto in Francia, temevano che analoghe rivolte potessero verificarsi anche nei loro paesi dove gli ordinamenti non erano molto diversi da quelli francesi.

Vincenzo Chiesa

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