Vincenzo Chiesa: l’ araba fenice

L’Araba Fenice, di cui intendo parlare, non e’ l’uccello immaginario della mitologia araba, come erroneamente si potrebbe essere indotti a pensare.

L’Araba Fenice e’ solo un Hotel lussuoso che si trova sul lago, a circa un chilometro e mezzo da Iseo nella frazione di Pilzone, una tranquilla località di villeggiatura, meta del turista estivo che non vuole allontanarsi troppo dalla città e stare senza pensieri in un luogo calmo e rilassante.

Solo la domenica si nota un maggiore via vai, dovuto ai cittadini che fanno visita alle famiglie in vacanza.

Vicinissimo a Pilzone si trova Sultano, altro ameno paesello sul lago. Sulzano si raggiunge a piedi in pochi minuti e da lì è possibile prendere una barca e farsi accompagnare in poco più di 15 minuti a Montisola, il grazioso centro situato sull’omonima isola, che è la più grande isola lacustre d’Italia. Si può passeggiare su una stradella di terra battuta in riva al lago e sedersi su un prato lambito dall’acqua; non vi sono automobili e solo ogni tanto passa una corriera che percorre un giro tutto attorno all’isola. Gli abitanti appaiono cortesi e accolgono con simpatia i turisti.

Il mio ricordo dell’ Araba Fenice è questo: negli anni ‘30 quando avevo circa 10 o 12 anni andavo l’ultima domenica di luglio a Iseo. Mia madre gestiva infatti un atelier a Brescia e alla fine di luglio aveva già finito il lavoro straordinario estivo e consegnato gli abiti alle signore, che se ne andavano in villeggiatura. Negli ultimi giorni il lavoro della sartoria era febbrile e sempre in lotta contro il tempo. Alcune volte si lavorava anche fino a mezzanotte ed io ricordo ancora l’eccitazione ed il nervosismo che investivano tutti, ma l’eccitazione terminava presto al pensiero della vicina domenica durante la quale si poteva stare in compagnia. Nell’ultima settimana di luglio ricorreva infatti il mio onomastico e, a distanza di pochi giorni, quello di mia madre Anna, perciò l’ultima domenica di luglio era il giorno ideale per fare una breve e allegra sosta, festeggiando la fine del lavoro nonché i due onomastici.

In quel periodo, avevo solo 10 o 12 anni ed era per me una grande gioia andare sul lago d’Iseo per fare il bagno, pescare, andare in barca a remi e quindi godere di un pomeriggio di riposo, avendo terminato la scuola che concedeva circa tre mesi di vacanza.

Allora, la ferrovia privata Brescia – Edolo aveva ideato per ogni domenica un apposito treno, detto “ popolare “, che con solo 5 lire, trasportava da Brescia ad Iseo tutti coloro che desideravano concedersi una giornata di vacanza. Il treno era sempre affollatissimo ma molto puntuale. Pochi erano coloro che non ne approfittavano; una volta giunti ad Iseo ci si poteva recare a piedi nella vicinissima frazione di Pilzone oppure si poteva prendere un battello che portava al vicino paese di Sarnico o anche a Lovere dove il fiume Oglio si getta nel lago.

Anche le 5 o 6 ragazze del laboratorio si univano alla compagnia sfruttando l’occasione ; portavamo con noi un cestino, che conteneva il necessario per il pranzo e una leggera merenda.

Da Pilzone raggiungevamo a piedi (circa 30 minuti di strada) l’hotel Araba Fenice e ci fermavamo in riva al lago presso un giardino con tavolozze e panche di legno, dove a mezzogiorno potevamo mangiare e ordinare al bar annesso solo una bevanda e il caffè : in quei momenti si parlava e si rideva, felici per la breve vacanza. Dopo il pranzo qualcuno faceva il bagno nel lago. Poi verso le 16.30 si ritornava ad Iseo per prendere il treno del ritorno, sempre affollato di vacanzieri.

Ricordo ancora molto spesso quelle gite, che miglioravano i rapporti ed il nostro affiatamento e facevano pensare alla domenica successiva, sperando di poter ripetere l’avventura goduta; era una festa in cui l’allegria e la felicità dominavano, quelle poche ore di svago cancellavano ogni differenza fra padrona e dipendenti.

Conservo ancora oggi alcune fotografie di quelle belle giornate e le guardo volentieri, ripensando a quei momenti che sono rimasti indelebili dentro di me.

Pralboino, 30 dicembre 2005

Vincenzo Chiesa

Pubblicato in I nonni raccontano.