L’esperienza di tirocinio di Simone

Mi chiamo Simone e frequento il 4° anno di Scienze dell’Educazione all’Università Cattolica di Brescia.
Dal mese di settembre faccio tirocinio presso questa Casa di Riposo.
Forse molti non mi conosceranno per nome ma solo di vista e si potranno ricordare di me come quel ragazzo che di solito si vedeva a fianco delle animatrici impegnate nelle varie attività.
La prima volta che sono entrato in questa Casa di Riposo era il 1° settembre: ero molto emozionato perché era la mia prima esperienza e non sapevo quello che avrei incontrato o quello a cui avrei potuto andare incontro.
Mi ricordo che quel giorno iniziale da tirocinante vero è stato caratterizzato soprattutto dagli sguardi incuriositi, “sospettosi” dei nonni presenti nella casa; essi probabilmente si chiedevano chi fossi, come mi chiamassi, da dove venissi, che cosa facessi lì, quale fosse il mio ruolo. Quel giorno si facevano i preparativi per la finale dei “Giochi senza frontiere” che annualmente vengono svolti al proprio interno. Alessandro Cavagnoli, seminascosto, impegnato nel ballo

La prima persona che ho conosciuto è stato Alessandro Cavagnoli ed ho saputo che non solo è originario del mio stesso paese, cioé Leno, ma anche che era stato il sarto del mio papà e dei miei nonni per molti anni.
Con il passare del tempo ho avuto il piacere di fare la conoscenza di tante altre persone, come ad esempio la maestra Anna che simpaticamente mi chiama sempre per cognome e mai per nome, poi le signore Maria Mainetti, Maria Abbadati, Maria Arsotti, tutte mie compaesane, ed infine le signore Ida, Giulia, grande giocatrice di carte, Giulietta, Maria Cordoletti, Domenica, Angela, Maria Esti, il signor Chiesa e tante altre, sentendomi pian piano accettato e riconosciuto da parte loro.
Senza dimenticare il personale che lavora all’interno della struttura come i fisioterapisti Elena e Mario, che mi ha insegnato a giocare a briscola, i vari infermieri, gli ausiliari, le cuoche, la segretaria Claudia, il direttore Luigi e naturalmente le animatrici.

Il periodo del tirocinio è stato positivo in quanto mi ha permesso di acquisire un primo bagaglio culturale che nei libri scolastici non trovi e che solo attraverso l’esperienza quotidiana e continuativa puoi imparare, come ad esempio osservare l’organizzazione della struttura di una casa di riposo, il lavoro che si nasconde dietro alla programmazione delle varie attività di animazione proposte, le relazioni che si intrecciano tra il personale, tra il personale e gli Ospiti ecc.
Ma soprattutto mi ha consentito, da un punto di vista personale, di venire a contatto con delle persone “speciali”, particolari, le quali mi hanno dimostrato di possedere abilità, capacità, interessi, una propria storia personale su cui puntare l’attenzione. Persone che hanno un grande bagaglio di esperienze, consigli da cui poter trarre esempio ed insegnamento.

Vorrei terminare questo articolo con dei versi di una poesia di uno scrittore inglese:

“…l’anziano non è che un relitto umano, un abito a brandelli appeso ad un bastone, a meno che l’anima non batta le mani e canti, canti sempre più forte per ogni brandello del suo abito mortale”.

Simone, il tirocinante

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